La geopolitica della PACE. Jeffrey Sachs al Parlamento Europeo il 19 febbraio 2025

Proponiamo il testo integrale editato pubblicato da other-news, del discorso tenuto dall’economista di Columbia University Jeffrey Sachs al Parlamento Europeo il 19 febbraio scorso, e, se preferite seguirlo dalla sua viva voce (con sottotitoli in italiano) a questo indirizzo. Adottiamo la divisione in capitoli proposta da other news che ci sembra efficace e aggiungiamo dei grassetti al testo.

Riteniamo sia un contributo autorevole che ci sentiamo di proporre per ampliare il nostro approccio alla parola PACE che in molti pronunciamo e invochiamo senza avere l’ampio bagaglio di conoscenze e di tematiche che sono patrimonio di figure che operano nel mondo della politica e dell’economia.

Il discorso ripercorre circa 40 anni di politica estera americana non lesinando giudizi di profonda delusione per l’operato del proprio Paese: l’espansione della NATO, l’Ucraina, la rivoluzione di Maidan, il Medio Oriente, sullo sfondo della totale assenza di un quadro di deterrenza nucleare per l’abbandono unilaterale degli Stati Uniti del trattato ABM (Anti Balistic Missile) e INF (trattato forze nucleari a raggio intermedio).

Sul Medio Oriente il professore ci consegna con crudezza lo scenario di una politica estera americana completamente ceduta a Netanyahu 30 anni fa, al documento «Clean Break», che Netanyahu e il suo team politico americano misero insieme nel 1996 per porre fine all’idea della soluzione dei due Stati e al documento delle sette guerre volontarie decretate dagli Stati Uniti consegnato dal Pentagono al generale Wesley Clark, comandante Supremo della NATO. Si trattava, in realtà, delle guerre di Netanyahu. Rimuovere i vecchi alleati sovietici e in parte di eliminare i sostenitori di Hamas e Hezbollah. L’idea di Netanyahu era ed è che ci sarà un solo Stato in tutta la Palestina pre-1948“.

La conclusione, esplicitata fin dall’introduzione, è che gli eventi ripercorsi nel discorso sono, “in misura molto significativa, il risultato di politiche statunitensi profondamente errate”. Davanti al Parlamento europeo il professore bolla come “geopolitica da principianti” la narrazione dei fatti cui l’Europa ha aderito finora, suggerisce di non andare a mendicare a Washinghton, di trattare direttamente con la Russia e costruire la propria politica estera. Rivolge all’Europa il famoso adagio di Henry Kissinger, che essere nemici degli Stati Uniti è pericoloso, ma essergli amici è fatale

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