Imponente banca dati di prove documenta i crimini di guerra di Israele a Gaza

E’ di uno storico israeliano, il dottor Mordechai, l’imponente banca dati di prove raccolta in rete che documenta i crimini di guerra israeliani a Gaza. Per i lettori di inglese il rapporto “Bearing Witness to the Israel-Gaza War” del 5 dicembre 2024 è scaricabile al link – Il sito di zeitun.info pubblica, nella traduzione di Amedeo Rossi, l’ampio resoconto apparso sul quotidiano israeliano Haaretz, dal quale traiamo alcuni spunti.   

Lee Mordechai, 42 anni, ex-ufficiale del genio militare dell’IDF [l’esercito israeliano], attualmente è professore associato di storia presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, specializzato in disastri naturali e provocati dall’uomo in epoca antica e medievale. Oltre la competenza specifica delle citate epoche, Mordechai ha affrontato il disastro di Gaza dal punto di vista di uno storico accademico avvalendosi della maggiore diversità possibile di fonti primarie. La raccolta è terrificante.

Il rapporto che il dottor Mordechai ha raccolto in rete, costituisce la documentazione più metodica e dettagliata in ebraico (e in inglese) dei crimini di guerra che Israele sta perpetrando a Gaza. È uno scioccante atto d’accusa che comprende migliaia di voci riguardanti la guerra, le azioni del governo, dei media, dell’esercito israeliano e della società israeliana in generale. La traduzione in inglese della settima, e finora ultima, versione del testo, è lunga 124 pagine e contiene oltre 1.400 note riguardanti migliaia di fonti, comprese testimonianze dirette, riprese video, materiale investigativo, articoli e fotografie.

Ho sentito che non avrei potuto continuare a vivere nella mia bolla, che stiamo parlando di reati gravissimi e che quello che sta succedendo è semplicemente troppo grande e contraddice i valori in cui sono stato educato qui,” afferma Mordechai. “Ho scritto il documento in modo che diventi pubblico, in modo che in qualunque momento la gente sia in grado leggere e vedere che cosa si sapeva e quelli di noi che diranno di non averlo saputo, è perché hanno scelto di non saperlo.” Molte informazioni che sono comparse sui media israeliani e su quelli stranieri sono di una disparità enorme. La storia più clamorosa all’inizio della guerra è stata quella dei 40 neonati israeliani decapitati il 7 ottobre cheha provocato molti titoli nei media internazionali, ma quando consulti la lista  ufficiale degli uccisi della Previdenza Sociale ti rendi conto che non è mai avvenuta.”

Le denunce nel testo di Mordechai non si riferiscono a tweet di gazawi o di blog filo-palestinesi, ma a inchieste di agenzie giornalistiche molto affermate e non di parte, come quella della CNN che ha confermato l’accusa palestinese riguardo al “massacro della farina”, in cui il primo marzo circa 150 palestinesi che erano arrivati per prendere cibo da un convoglio di aiuti sono stati uccisi. L’esercito israeliano ha dichiarato che erano state la ressa e la fuga precipitosa degli stessi gazawi ad ucciderli, non gli spari di avvertimento dei soldati che si trovavano in zona, ma l’inchiesta della CNN, basata su attente analisi della documentazione e su 22 interviste a testimoni oculari, ha scoperto che la maggioranza delle vittime è stata causata dagli spari.

Analogamente il New York Times, ABC, CNN, la BBC, organizzazioni internazionali e l’associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem hanno pubblicato i risultati delle loro inchieste su casi di torture, maltrattamenti, stupri e altre atrocità perpetrati contro detenuti palestinesi nella base di Sde Teiman dell’esercito israeliano nel Negev e in altre strutture. Amnesty International ha esaminato quattro incidenti in cui non c’erano obiettivi militari o giustificazioni per un attacco, in cui le forze dell’IDF hanno ucciso un totale di 95 civili.

Un’inchiesta del Wall Street Journal afferma che nei primi tre mesi della guerra Israele ha lanciato più bombe su Gaza di quante sono state sganciate dagli Stati Uniti in Iraq in sei anni.

La versione in inglese di “Bearing Witness” fa anche riferimento ad articoli di sei importanti personalità israeliane che hanno già affermato che a loro parere Israele sta perpetrando un genocidio, e qualcuno che è una via di mezzo tra la pulizia etnica e il genocidio, ma, dice Mordechai, e noi ne conveniamo, la definizione non è importante,” Quello che importa sono i fatti.

Supponiamo che tra qualche anno la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia dichiari che non è genocidio ma quasi genocidio. Ciò lo rende migliore? Ciò attesta una vittoria morale di Israele? Voglio vivere in un posto che perpetra un ‘quasi genocidio’? Il dibattito sul termine attira l’attenzione, ma le cose succedono al di là che raggiungano quel livello o meno. Alla fine dobbiamo chiederci come fermarlo e come risponderemo ai nostri figli quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto durante la guerra. Dobbiamo agire.”

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