Il tassello mancante

Non abbiamo riportato nel titolo il testo completo di questo saggio apparso su Intellettuale Collettivo “Il tassello mancante. La collaborazione dei sionisti con il nazismo” in quanto l’enormità dell’affermazione avrebbe potuto far pensare al negazionismo o all’antisemitismo e forse scoraggiarne la lettura.  

Invece, l’approccio alle sedici pagine con una lettura non fugace,  può far trovare, come dice l’autore Pietro Terzan, qualche risposta  all’interrogativo che noi tutti ci poniamo in questo periodo di barbarie guerrafondaia: “Com’è possibile che gli eredi della Shooa, le vittime del più grande crimine contro l’umanità, compiano un vero e proprio genocidio manifesto? Come è possibile un rovesciamento così plateale dei ruoli?”

Il testo attinge al lavoro di ricerca dello studioso anglo-arabo Faris Yahia “Relazioni pericolose. Il movimento sionista e la Germania nazista” tradotto in italiano solo nel 2008. Lo studio, che volutamente usa fonti esclusivamente ebraiche, demolisce le fondamenta del mito secondo cui il sionismo fu un nemico ostinato del nazismo, evidenziando i momenti storici segnati da accordi, compromessi e addirittura collaborazioni motivate dal raggiungimento dell’obiettivo sionista della costruzione dello stato ebraico in Palestina.  

Un altro aspetto centrale è la dimostrazione, statisticamente provata, che il sionismo, anche all’epoca del popolamento iniziale della Palestina (1935-43) era un movimento politico non rappresentativo dell’intero popolo ebraico. La maggior parte degli ebrei in fuga dall’Europa, infatti, riparò in Russia (75% dei sopravvissuti) mentre in Palestina affluirono solo l’8,5%. Sionismo e ebraismo sono, dunque, due cose ben distinte.  

Il saggio aggiunge nuove chiavi di lettura per comprendere l’atteggiamento spregiudicato di Israele nel portare avanti il genocidio del popolo palestinese