L’epilogo a lieto fine di un sostegno “a distanza” accende i cuori. Palestinesi in Libano.
Nel settembre 2022, di ritorno dalle visite alle famiglie del nostro progetto Support a Child, scrivevo questo: Mohammad N. di sei anni,sostenuto da Maria Grazia, da quello che ho potuto constatare deve essere una piccola peste. Ha terminato l’asilo con Assumoud e inizierà la prima classe ora a settembre. E’ iperattivo, come tanti bambini del campo, ha avuto bisogno del logopedista, e ora è in trattamento con lo psicologo, servizi che vengono assicurati dai Family Guidance Centers di Assumoud. In realtà è la recente perdita del padre (2021) che pesa ancora sulla sua psiche e che, mi dice la mamma, lo fa sobbalzare quando vede o sente la sirena dell’ambulanza e chiede se lì dentro ci sia il padre. Oppure quando grida di voler morire perché così incontra il padre, cosa che anche la sorella più piccola ripete.
In questa atmosfera la mamma, una donna giovanissima, il cui nome Amira significa principessa, laureata in matematica, con ancora nel volto la tragedia, passata e presente, cerca di aiutarsi economicamente con lezioni private nella prospettiva di poter lasciare la casa dei suoceri dove è ospitata.
Dopo quasi due anni, pochi giorni fa l’e mail da Beirut ci dice che il sostegno è revocato perché il piccolo nucleo ora è in grado di sostenersi da solo. Amira ora ha diversi studenti a lezioni private , è riuscita a sottrarsi alla coabitazione con i suoceri fittando una piccola casa e può sostenere da sola la famigliola.
Grazie a Maria Grazia, che ha accettato di aiutare un altro bambino o bambina.