Per i palestinesi la povertà educativa ha più facce in Libano

Per i profughi palestinesi la povertà educativa ha più facce in Libano.
ULAIA onlus, Olga Ambrosanio, 4 novembre 2022
Ero in un campo palestinese in Libano, quello di Burj al Shemali, quando notai sui muri degli edifici, un aumento smisurato di graffiti che rappresentavano la mappa della Palestina. Era la reazione dei profughi all’abolizione della geografia della Palestina dai programmi scolastici, fino a quel momento prevista. La storia, invece, già da un po’ veniva impartita secondo la narrazione ufficiale del colonialismo.
Come noto per i rifugiati palestinesi all’istruzione provvede l’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa esclusivamente dei profughi dalla Palestina. Altrettanto noto è il lento ma inarrestabile decadimento dei “Servizi” a cui tale organismo è deputato per la cronica mancanza di fondi. Essendo basati su donazioni finanziarie volontarie da parte degli Stati del mondo, i versamenti sono inevitabilmente influenzati dalle dinamiche politiche e dalle situazioni economiche dei Paesi donatori. I Servizi collegati all’istruzione, inoltre, risentono di una strategia ben precisa, applicata anche sul materiale educativo, tesa a minare la resistenza palestinese alla colonizzazione e alla rivendicazione del diritto al ritorno sancito dalla risoluzione ONU 194 del 1948.

Rasha Abou Kharrub, insegnante palestinese inserita in un programma UNRWA per la formazione e il sostegno a iniziative di “inclusive education” e “active learning”, qualche tempo fa mi disse che in Libano i programmi adottati nelle scuole palestinesi di UNRWA sono uguali a quelli delle scuole libanesi, ma la differenza è negli insegnanti. Per insegnare nelle scuole UNRWA, una delle poche professioni a cui sono ammessi i palestinesi, si segue un corso di formazione professionale di due anni nel centro di formazione di Siblin, a Saida. Gli insegnanti di cui si serve UNRWA, quindi, non hanno una preparazione accademica (tranne quelli delle classi del 7°-8° e 9° livello) e la materia di insegnamento viene loro affidata in base alle necessità della scuola. Mi consta personalmente, infatti, di un insegnante di educazione fisica che l’anno successivo ho trovato insegnante di matematica! Inoltre coloro che insegnano arabo insegnano anche inglese e, per completare questa panoramica, dal 4 livello in poi la matematica, le scienze e la fisica si studiano in lingua inglese. Per non parlare, poi, delle classi “pollaio”, fenomeno diffuso anche in Italia, che nelle scuole UNRWA raggiungono 50 alunni con le ore di 50 minuti.


Per molti bambini la carriera scolastica si arresta agli esami di fine ciclo che devono sostenere nelle scuole libanesi; UNRWA al secondo respingimento non accetta più i ripetenti e a quel punto, rimane solo la strada! Nell’anno scolastico 2021-22 più del 50% degli studenti è stato respinto, ci dice Mahmoud el Jooma, direttore dell’ONG NISCVT/Beit Atfal Assumoud nel campo di Burj al Shemali).
La maggior parte delle scuole UNRWA si trova all’interno dei campi, con qualche eccezione, una delle quali proprio a Burj al Shemali, dove il livello superiore 10°-11° e 12° si trova nel campo di Rashidieh distante circa 15 minuti di auto. Gli studenti devono pagarsi il trasporto che con il carovita, la svalutazione alle stelle e la disoccupazione, è una spesa insostenibile per tante famiglie. Molti ragazzi vengono ritirati e prolifera il lavoro minorile, sotto-sotto pagato, in quanto palestinesi e in quanto minori.
Mentre le associazioni locali, in primis la NISCVT/Beit Atfal Assumoud offrono corsi di classi di recupero per i primi livelli, nel campo di Burj al Shemali proseguono le manifestazioni per chiedere a UNRWA di istituire le classi superiori all’interno del campo in modo da arginare almeno l’abbandono scolastico per motivi economici.
L’associazione ULAIA, che guido dalla sua fondazione, da quest’anno, con contributi volontari di associati e persone vicine alle nostre attività, ha avviato interventi mirati per i bambini a sostegno, affiancando dei tutor individuali nei casi più problematici. Il servizio viene affidato a studenti universitari, creando, in tal modo, una economia circolare che consente a questi ultimi di pagarsi tasse e spese di trasporto per le sedi universitarie.
Stiamo valutando la possibilità di avviare un progetto di contrasto alla povertà educativa nei campi del Libano aprendolo alla solidarietà di quanti ci leggono. INFO: associazione@ulaia.org.

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