SUPPORT a CHILD: il caso ha voluto che il suo supporter sia un medico. Mohamed 2014

Burj al Shemali, 5 luglio 2014

Anche questo anno, in occasione della mia permanenza in Libano, incontrerò le assistenti sociali di tutti i campi in cui ULAIA ha i bambini a sostegno ma non i bambini o le famiglie, per non creare confusione tra il volto del sostenitore (o l’idea che il bambino si è fatto di lui) con quello mio. Ma c’è un ragazzo, 14enne ormai, che visito regolarmente per le sue condizioni di salute e per la storia particolare della sua famiglia. Con Haklal  che ci traduce li ho incontrati questa mattina e ci tornerò a fine settimana quando arriveranno gli esiti degli esami clinici che ha fatto il 3 luglio. Da anni Mohamed combatte con un cancro linfatico, e dunque con la chemioterapia e con gli scompensi che comporta. Lo scorso anno la malattia si era concentrata al collo ed alla gola, ora speriamo che sia stata debellata anche da lì. La loro vita è scandita da ospedali e camici bianchi, dai viaggi tra Tyro e Beirut 2 volte alla settimana anche con il caldo asfissiante dei mesi estivi,  stanchezza, delusione o speranza collegata agli esiti dei test, il ritorno in una casa al limite della vivibilità dove due fratelli e la sorellina,  due più piccoli di età, li aspettano incustoditi (orfani di padre). ra tutto sembra andare meglio, la casa è sempre indescrivibile, ma qui a Burj al Shemali,  per chi la una abitazione povera, è un traguardo anche conquistare un pezzo di terrazza con l’ondulina come tetto e come pareti, da adibire a cucina. Guardo la luce che entra dall’ approssimazione con cui sono stati appoggiati i pezzi di lamiera alla parete e chiedo alla mamma: “ma d’inverno?…” Con un sorriso che minimizza il disagio, mi risponde che d’inverno quello spazio lo usa solo il tempo di cucinare, e poi consumano il pasto all’ interno della casa. L’interno è quell’unica stanza con i materassi tutt’ intorno adagiati sul pavimento, che dopo cena si trasforma in camera da letto per questa mamma con i 4 figli.

Ma torniamo a Mohamed, alla sua salute, aspettando i risultati del test. Questa volta lo vedo con più forza e più energia. Vorrebbe lavorare. Ha imparato i primi elementi di elettricità dal padre prima che finisse ucciso dal fratello. Ad Assumoud ha frequentato il corso professionale per idraulico, ben poco per inserirsi a 14 anni, ma ha tanta volontà e forse, con la maturità che ha dentro di se, dentro quel corpo obeso dal cortisone ed il faccione che vedo per la prima volta incorniciato dai capelli, si rende conto che è tempo per lui, di aiutare la mamma.   

Auguri Mohamed.

Grazie Riccardo per il supporto a questa famiglia ben al di la dell’importo del sostegno.

Olga, Burj al Shemali, 5 luglio 2014 

 

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